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Ofelia

Scheda tecnica
  • Titolo
    Ofelia
  • Autore
    Arturo Martini
  • Anno
    1922
  • Dimensioni
    cm 135 x 89 x 39
  • Inventario
    7515
  • Sala
    41 A
  • Firma
    Martini 1922

L’opera è rifinita con un’attenzione meticolosa per la consistenza delle superfici. Il tessuto della veste, dalla trama evidente, si staglia sul fondo lisciato del basamento, mentre il volto levigato ma non lucidato trattiene una leggera e soffusa penombra, e infine le mani e i piedi, lucidati forse col talco, sono l’acme cromatico e luminoso – oltre che espressivo – a cui è affidata l’evocazione del compassionevole destino della fanciulla. Vale la pena di sottolineare la forte intenzione di Martini ad instaurare un dialogo con la scultura classica, resa evidente nella scelta dell’ovale per il basamento, alveo perfetto della posa infantilmente rannicchiata della figura che trasmette l’idea di una vita interrotta prima del suo dischiudersi compiutamente. I fiori che accompagnano la fanciulla shakespeariana nella tela di Millais, tristissimo segno delle nozze mancate, sono qui ridotti entro la tessitura del cuscino, a sua volta efficacissimo a trasmettere l’idea della gravezza del corpo morto. Questo accento al peso materico della scultura è tanto più espressivo proprio perché l’opera è realizzata in un materiale invece relativamente leggero come il gesso, non perenne come la pietra e non resistente come il bronzo.
Il prezioso gesso, così a lungo rimasto nell’ombra, è esposto nella sezione della Pinacoteca di Brera dedicata al Novecento italiano, di fronte all’altra versione dell’Ofelia – dono della collezione Maria e Emilio Jesi -, datata 1933: un confronto fra due diverse interpretazioni del personaggio di Ofelia, la fanciulla shakespeariana che respinta da Amleto si getta nelle gelide acque di un ruscello.
L’acquisto da parte della Pinacoteca di Brera, nel 2007, di questo capolavoro ha offerto l’occasione per parlare ancora, a Milano, di questo grandissimo maestro del Novecento. Coloro che più approfonditamente e più a lungo hanno studiato l’opera dell’artista trevigiano si sono ritrovati a discutere di quest’opera giovanile, che in qualche modo sembra congedare definitivamente il rapporto con i movimenti artistici contemporanei, specie con “Valori Plastici”, frutto delle complesse relazioni di Martini con il capoluogo lombardo.

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