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Camera incantata

Scheda tecnica
  • Titolo
    Camera incantata
  • Autore
    Carlo Carrà
  • Anno
    1917
  • Dimensioni
    cm 68 × 52
  • Inventario
    5062
  • Sala
    45
  • Firma
    C. CARRA’ 917

Le opere qui esposte costituiscono una sorta di antologia del percorso stilistico di Carrà compreso fra il primo e il terzo decennio del Novecento, a partire dal Futurismo, cui l’artista si era avvicinato precocemente, fino alle opere legate al movimento dei Valori Plastici. Nel 1908, Carrà cominciò a frequentare il gruppo di artisti che, di lì a poco, avrebbero dato vita al movimento futurista, avviando una serie di rapporti e relazioni che lo porteranno, nel 1911, a recarsi a Parigi insieme a Umberto Boccioni: qui conoscerà, per tramite di Gino Severini, Braque e Picasso.
Tali suggestioni sono alla base di Ritmi di oggetti, del 1911, dove il rigore delle composizioni cubiste fa da sottofondo alla composizione di un’immagine incentrata sui motivi del movimento, della simultaneità e della compenetrazione dei piani che sono alla base della poetica futurista. Rientrato in Italia, Carrà conobbe Giorgio de Chirico e Filippo De Pisis, avvicinandosi al linguaggio metafisico: si aprì allora una breve fase, rappresentata qui da tre dipinti del 1917 (La musa metafisica, La camera incantata e Madre e figlio) nella quale l’artista reinterpretò gli oggetti prediletti da de Chirico – i manichini, i giochi, i pesci – alla ricerca di nuove relazioni fra spazio e volumi, fra colori e strutture plastiche, secondo una personale interpretazione della poetica metafisica che venne teorizzata, nel 1919, nel saggio Pittura Metafisica; allontanandosi dal linguaggio sottilmente ironico di de Chirico, Carrà si orientò verso la forma pura delle “cose ordinarie”.
La scelta di un diverso linguaggio metafisico proseguì con coerenza negli anni successivi, innescando un meccanismo di progressivo allontanamento dagli eccessi delle avanguardie e di recupero delle origini classiche della cultura figurativa italiana, da Giotto ai maestri del Quattrocento italiano: di questa nuova fase, teorizzata sulla rivista “Valori Plastici”, sono espressione l’austera e arcaica Casa dell’amore, presentata senza successo alla Biennale del 1922, e La segheria dei marmi, che segnò l’adesione del pittore al movimento Novecento.

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